mercoledì 28 dicembre 2011

Capodanno, Confesercenti: "Italiani a casa"

10:30 - Capodanno azzoppato da crisi e tasse. Secondo i dati dell'indagine Confesercenti-SWG, quest'anno San Silvestro sarà occasione per tagliare le spese: l'86% degli italiani celebrerà il nuovo anno a casa, rinunciando alle consuete gite. Sono 3 milioni in più rispetto al 2010 (+7%), dato più alto negli ultimi cinque anni: nel 2007, allo scoppio della crisi, rimasero fra le mura domestiche l'83% delle persone, il 4% in meno di questo Capodanno.
Il taglio comincerà dal veglione: in totale gli italiani spenderanno 2,4 miliardi per celebrare il nuovo anno, ben 328 milioni in meno del 2010. Circa 6 italiani su 10 spenderanno meno di 75 euro ciascuno, trascinando la spesa media a quota 92 euro, il 12% in meno dello scorso anno. Anche questo è un record: dal 2003 a oggi non era mai stata così bassa. Crollano dal 7% al 2% invece gli italiani che sceglieranno di cenare al ristorante e diminuiscono anche le persone che vogliono festeggiare la fine dell'anno in discoteca. Nel 2010 erano il 2%, quest'anno la metà. Rimangono stabili al 4% coloro che non faranno alcun festeggiamento per Capodanno perché in difficoltà economica.

Si riduce la quota di cittadini italiani che mette in conto una vacanza tra il 22 dicembre e il 6 gennaio del 2012: si passa dal 21% del 2010 al 17% di quest'anno. Nello specifico, partiranno per Capodanno solo il 6% degli intervistati, contro il 10% dello scorso anno. Scende dal 5% al 4% la percentuale di italiani che andranno in vacanza in Italia, mentre raddoppia, dall'1% al 2%, la quota di chi sceglie come destinazione l'Europa.

A rinunciare alla vacanza sono specialmente le fasce professionali più basse e le famiglie più numerose, un dato che può essere facilmente interpretato nel momento in cui si identifica come principale motivo di rinuncia alla vacanza la difficoltà finanziaria, probabilmente collegata alla congiuntura economica negativa che ha caratterizzato l'Italia negli ultimi anni. Al calo dei viaggi consegue la diminuzione delle prenotazioni, stimata tra il 23% e il 28%, con una flessione sia per il lungo raggio che per il medio.

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