Tredici esplosioni, provocate sia da ordigni che da autobombe, in
varie zone della città a soli quattro giorni dalla partenza dell'ultimo
soldato statunitense. Il bilancio più grave nel distretto commerciale
di Karrada. Mentre nel Paese divampa lo scontro tra sunniti e sciiti
BAGDAD - Una serie di attentati coordinati ha colpito
stamattina la capitale irachena, a soli quattro giorni dalla partenza
dell'ultimo soldato Usa. Il bilancio provvisorio parla di almeno 57
morti e 150 feriti. Secondo la Bbc, sono tredici le aree colpite: i
quartieri di Allawi, Bab al-Muatham e Karrada; al nord quelli di
Adhamiyah, Shouala e al-Shab, a est Jadriyah, a ovest al-Ghazaliyah, e
al sud al-Amil e Doura. Tutte le aree sono accomunate dalla prevalenza
di abitanti di confessione sciita. La strage più pesante si è registrata
in centro, nella zona commerciale di Karrada, dove è saltata in aria
un'auto-bomba.
Non è giunta per ora alcuna rivendicazione degli
attentati che, tuttavia, per l'organizzazione e il livello di
coordimento sembrano riconducibili ad al-Qaeda. La guerra in Iraq sarà finita per gli Stati Uniti 1,
ma per le strade di Bagdad dunqe si continua a morire. Gli attentati di
oggi sono i peggiori in Iraq dal 15 agosto scorso, quando un'ondata di
esplosioni in diciassette diverse città provocò 74 morti e oltre
duecento feriti.
Coincidono inoltre con la grave crisi politica
in corso nel Paese Iraq, perché si aggrava lo scontro tra sunniti e
sciiti. Negli ultimi giorni è stato spiccato un mandato di cattura nei
confronti di uno dei due vice presidenti, il sunnita Tareq al-Hashemi,
per presunte attività terroristiche:
avrebbe avuto ai suoi ordini uno 'squadrone della morte'. Il
premier Nouri al-Maliki, sciita moderato, ha ingiunto al governo
autonomo del Kurdistan di consegnare Hashemi alle autorità centrali, e
ha inoltre chiesto le dimissioni di uno dei suoi vice, Saleh al-Mutlak,
anch'egli di confessione sciita e appartenente al cartello 'Iraqiya', lo
stesso del vice presidente finito nell'occhio del ciclone: la colpa di
Mutlak è l'aver definito il governo di unità nazionale a guida sciita
una "dittatura". 'Iraqiya' dal canto suo ha intrapreso il boicottaggio
dei lavori parlamentari e governativi, inducendo il primo ministro a
minacciare di sostituire i membri del proprio gabinetto che fanno capo a
tale partito.
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