È rivolta al New York
Times. 373 impiegati, scontenti dell’editore Arthur Sulzberger Jr. ,
hanno firmato una lettera in cui esprimono “forte delusione” per alcune
scelte aziendali. Secondo il presidente della sezione newyorkese del
Newspaper Guild, associazione di categoria, Bill O’Meara, alcuni
impiegati “hanno addirittura preso in considerazione altre azioni più
drammatiche. Alcuni volevano prendere d’assalto l’ufficio dell’editore,
altri volevano scioperare”.
Nella lettera, pubblicata online dall’associazione di categoria sul sito web saveourtimes.com, gli impiegati protestano contro il congelamento delle pensioni degli assunti all’estero; si lamentano dello stato delle trattative per il rinnovo del contratto collettivo; e protestano per il trattamento riservato all’ex amministratore delegato Janet Robinson –che riceverà 15 milioni di dollari come liquidazione.
Ma la rivolta riflette problematiche ben più complesse. Le trattative su benefici e compensi si svolgono proprio quando il giornale è alle prese con il problema della fuga di talenti. Una volta inattaccabile, il New York Times deve ora fare fronte alla concorrenza di Bloomberg, ESPN e Huffington Post che provano a strappargli firme di prestigio. Mentre Robinson lascia dopo che da quando ha preso in mano l’azienda nel 2003, il valore del titolo è crollato da 35 a 8 dollari.
Nella lettera, pubblicata online dall’associazione di categoria sul sito web saveourtimes.com, gli impiegati protestano contro il congelamento delle pensioni degli assunti all’estero; si lamentano dello stato delle trattative per il rinnovo del contratto collettivo; e protestano per il trattamento riservato all’ex amministratore delegato Janet Robinson –che riceverà 15 milioni di dollari come liquidazione.
Ma la rivolta riflette problematiche ben più complesse. Le trattative su benefici e compensi si svolgono proprio quando il giornale è alle prese con il problema della fuga di talenti. Una volta inattaccabile, il New York Times deve ora fare fronte alla concorrenza di Bloomberg, ESPN e Huffington Post che provano a strappargli firme di prestigio. Mentre Robinson lascia dopo che da quando ha preso in mano l’azienda nel 2003, il valore del titolo è crollato da 35 a 8 dollari.
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